Una locuzione che va a richiamare la lingua anglofona ma che, nel concreto, serve solo per indicare il cambiamento che il mondo del lavoro sta attraversando. Con il termine smart working, trasposto in italiano in ‘lavoro agile’, si intende designare una nuova metodologia di approccio che si basa sulle tecnologie multimediali, ormai irrimediabilmente presenti; e che si propone di far rinascere un settore che ha vissuto anni di sbandamento pauroso.
Una nuova speranza per il mercato occupazionale al punto che in Parlamento, dopo 1 anno di discussione, si è finalmente arrivati a licenziare la riforma di legge su ‘lavoro autonomo e smart working’.
Una normativa che va a stravolgere totalmente quanto era già stato pensato in quest’ottica circa 2 anni fa, quando, quando si andò a introdurre il cosiddetto telelavoro. Oggi lo smart working va a ridisegnare il mercato occupazionale della fondamenta. Vediamo come.
Cos’è lo Smart Working?
Con questo termine non si va a designare, come molti erroneamente pensano, un tipo di contratto; bensì un approccio totalmente nuovo e rivoluzionario per eseguire il proprio lavoro.
Le tecnologie avanzano a passi da gigante e tutto ormai è telematizzato.
Perfino la parte relativa all’apprendimento di una professione è ormai telematizzata, con l’avvento dei corsi di formazione online a discapito del vecchio approccio in aule fisiche.
E allora, partendo da questa realtà inconfutabile, anche l’esecuzione del lavoro stesso cambia forma diventando più dinamica, agile per l’appunto, senza la necessità di una sede fisica fissa. Oggi è possibile lavorare all’esterno, senza una postazione entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale.
Una novità che andrà a riguardare anche i dipendenti delle pubbliche amministrazioni che potranno svolgere una parte dell’orario di lavoro fuori dall’azienda, magari da casa, purchè connessi alla rete internet con un dispositivo multimediale.
Una via per tornare ad assumere
Ovviamente il fatto di svolgere il lavoro da casa non andrà a rappresentare alcun elemento di discrimine dal punto di vista economico con i colleghi che, invece, lavoreranno in ufficio con le medesime mansioni.
Quindi, per sfatare un altro falso mito, non è vero che con lo smart working si guadagna di meno. L’obiettivo di questo approccio è di modulare l’orario di lavoro per combinare efficienza ed efficacia nel raggiungimento dei risultati preposti. Un mix di flessibilità di metodo, autonomia e collaborazione con l’azienda per dare vita ad un nuovo modo di lavorare.
Che, secondo molti, sarebbe ad oggi, nell’attuale mercato del lavoro, l’unica soluzione praticabile per far rinascere le aziende; e consentire loro di riprendere ad assumere.
Un approccio più sostenibile al lavoro
Altro aspetto non da poco sul quale si è puntato l’indice anche in fase di dibattito parlamentare della legge sullo smart working. Questo nuovo approccio potrebbe rivelarsi utile anche in tema di sostenibilità ed ambiente.
Liberare le grandi città italiane da inquinamento ambientale riducendo traffico ed emissioni di CO2. D’altra parte il principale motivo di spostamenti, e quindi di utilizzo dell’auto, da parte degli italiani è proprio la necessità di recarsi sul posto di lavoro. Ogni singolo smart worker rappresenterebbe un ‘risparmio’ anche in ottica mobilità e inquinamento.
In sostanza la trasformazione tecnologica del lavoro può contribuire a trasformare la nostra società, ridisegnandola da cima a fondo in ogni suo aspetto. Magari potrebbe venir meno l’aspetto confidenziale e di contatto con il collega; ma anche questo può essere bypassato tranquillamente, ormai, con il ricorso a piattaforme di comunicazione che consentono di effettuare riunioni di lavoro in tempo reale e direttamente da casa, tramite il proprio pc ed una connessione alla rete internet.